UNIMIB - 2017/2018

Visita guidata alle meraviglie del nostro Paese

Un progetto di Paolo Nicoli (833311) e Andrea Sassanelli (835119)

L'Italia è grande.

Da Nord a Sud, dalle città metropolitane ai comuni di 35 abitanti, e da chi tifa Roma a chi Juventus. Trovare differenze sul territorio italiano non è certo difficile né rivoluzionario, ma osservare alcune di queste differenze più da vicino, e come queste si riflettano sulla realtà del paese può essere affascinante e istruttivo.

Dal bar a Porta a Porta, ma anche sui divani di ognuno di noi Italiani, una divisione sempre presente è senza dubbio quella della politica e del governo. Anche quest’anno le Elezioni Politiche non son state meno divisive, e forse più che mai ultimamente hanno portato a un vero cambiamento degli equilibri “storici”.

Introduciamo quindi, per approfondimento, il concetto (e la sua rappresentazione grafica) di posizione elettorale. Per prima cosa, raggruppiamo i dati sui voti degli Italiani per l’elezione del Senato della Repubblica forniti dal Ministero dell’Interno in modo da ottenere i risultati specifici per ogni provincia d’Italia.

Per analizzare i risultati elettorali facciamo uso di un grafico ternario in cui la posizione di una provincia è determinata dal rapporto relativo tra i voti delle tre maggiori forze politiche. Le tre forze politiche di Partito Democratico, Lega-Forza Italia e Movimento 5 Stelle sono poste ai vertici e, maggiore la componente di voto per una fazione in una data provincia, più vicino sarà il segno che la rappresenta al vertice di quella fazione.

Per agevolare la lettura le posizioni corrispondenti a territori che sarebbero vinti da una frazione sono colorate con i colori dello schieramento corrispondente. Nelle infografiche relative ad aspetti del voto verrà usata la dimensione del simbolo territoriale per indicare il numero di elettori. Il colore del simbolo rappresenta grandezze diverse a seconda dell'infografica considerata mentre il tipo simbolo indica se il valore di tale grandezza è superiore od inferiore a quello di riferimento.

Diritto e dovere civico: l’esplosione nel vuoto del MoVimento.

Le Elezioni Politiche 2018 hanno portato cambiamenti e sorprese, ma più di ogni altra cosa hanno dato una fortissima conferma: gli italiani sono sempre più alienati dalla politica e dalle istituzioni dello stato.

Negli anni ’50, forse forti di una rinnovata fiducia nella "nuova Repubblica" ben oltre il 93% degli aventi diritto si recavano alle urne per esprimere il loro voto. Nel 2006, come notiamo dal grafico a barre qui accanto, l’astensione era cresciuta di 10 punti percentuali, attestandosi al 16% circa. Nei soli 12 anni seguenti, invece, se ne sono persi altri 10, arrivando ad un’astensione record del 26.9% (dati relativi all’affluenza nazionale fornite dal Viminale).

L’infografica relativa all’astensionismo e al voto nullo (considerando quindi anche schede bianche, nulle, e contestate) ci mostra una particolare realtà: laddove il “non-voto” è stato più forte, è stato il Movimento 5 Stelle a “vincere” il territorio. Questo suggerisce che non sia il Movimento 5 Stelle ad aver catturato la fiducia dei diffidenti, ma che gli elettori normalmente fedeli ad altri partiti abbiano disertato le urne (in particolar modo gli ex-elettori del PD), lasciando che il Movimento raccogliesse una parte dei “disillusi”.

Con un non-voto medio nazionale del 30%, notiamo una forte relazione fra le aree con un astensionismo superiore alla media e quelle dove ha trionfato il Movimento 5 Stelle.

Inevitabile il parallelo con l’intramontabile immagine dicotomica di un Italia divisa nettamente tra Nord e Sud più Isole. Con alcune eccezioni, infatti, l’astensionismo supera la media proprio dal Mezzogiorno in giù, e lo stesso accade per quanto riguarda i territori dove ha prevalso il partito capitanato da Luigi Di Maio. Vedremo questo tema ripetersi anche in altre grafiche relative a diversi indicatori, ma qui in particolare troviamo forse una delle sovrapposizioni maggiori.

La conclusione più forte e, forse, degna di riflessione è però fornita dal confronto tra le due mappe del paese “colorate” in base al vincitore, prima escludendo e poi considerando il non-voto. Il grigio, decisamente molto presente, denota tutte quelle province italiane dove ad aver vinto è stata la non-politica, o meglio ancora la sfiducia nella politica e il disamore rispetto al processo democratico e di rappresentanza.

Si può dire che le Elezioni Politiche 2018 siano state vinte dal non voto.

Il male minore

Il voto ai partiti minori rappresenta un problema soprattutto per i partiti che soffrono una flessione di consensi, come è stato il caso per il Partito Democratico a questa tornata elettorale.

I voti a partiti fuori coalizione (escluso il Movimento 5 stelle ovviamente) ha infatti rappresentato un ostacolo per il PD che ha faticato a raccogliere consensi in tutta la penisola, anche in territori tradizionalmente di sinistra come le province di Bologna e Firenze.

Questi territori infatti sono tra i pochi in cui il PD ha dominato rispetto alle altre due forze politiche, ma al tempo stesso sono tra quelli con il più alto tasso di voti a partiti fuori coalizione. Tra i responsabili di questa emorragia di consensi si possono collocare le liste “Liberi e Uguali” e “Potere al Popolo”, i cui messaggi da sinistra più “radicale” hanno rappresentato una forte tentazione per l’elettorato delle storiche roccaforti rosse deluso dall’ultima legislatura. Nei dati questo risulta evidente dai consensi combinati raccolti dalle due liste, pari a 8% in entrambe le province.

Interessante notare inoltre come anche le province sarde esibiscano un elevata percentuale di voti fuori coalizione. Tale fenomeno può essere attribuito alla presenza in quei territori della lista di Autodeterminazione Sarda che raccoglie le diverse istanze identitarie della regione. Questa lista infatti ha ottenuto circa il 4% dei voti in tutte le province sarde, alzando sensibilmente la quota complessiva dei voti ai partiti minori.

Reddito di Cittadinanza, la promessa vincente per il Mezzogiorno.

Inserendo i risultati elettorali nel contesto economico del Paese si evidenzia subito come il noto divario di ricchezza che separa il Sud dal Nord sia stato rappresentato con estrema chiarezza nel segreto dell’urna.

Confrontando i redditi medi provinciali con la media nazionale (fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, anno di imposta 2016) si ha una netta separazione economica tra le province del Mezzogiorno e quelle del Nord. Le province del Sud infatti presentano tutte, a parte rare eccezioni, redditi inferiori alla media nazionale mentre quelle del Nord sono quasi sempre al di sopra.

Guardando i risultati elettorali questo divario si è mantenuto, polarizzandosi lungo l’asse M5S – PD, dove si contrapponevano la proposta di reddito di cittadinanza del movimento pentastellato e le posizioni più “fiscalmente responsabili” del Partito Democratico. Ricordiamo a proposito la dichiarazione rilasciata a Quinta Colonna il 21 febbraio da Matteo Renzi, allora segretario del PD: “Il lavoro è l’argomento fondamentale italiano e invece purtroppo si continua a discutere del Reddito di cittadinanza, che vuol dire dare i soldi alla gente perché non lavori”.

Risulta quindi evidente come il Mezzogiorno abbia apprezzato la proposta del M5S mentre le provincie del Nord abbiano preferito altre narrative, e come queste scelte si sano tradotte nel voto.

Fidarsi è bene, non fidarsi è… di enorme impatto.

Abbiamo visto poco sopra che la fiducia nei partiti politici della “vecchia politica”, che per decenni hanno guidato il paese alternandosi per una manciata di voti di volta in volta improvvisamente sono crollati lasciando il posto a un grande numero di astenuti, e un quasi altrettanto grande numero di persone che hanno scelto di votare per il Movimento 5 Stelle, partito che “non è un partito [e] non intende diventarlo” (Beppe Grillo).

L’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione (INVALSI) è l’ente pubblico di ricerca sottoposto al MIUR che somministra i Test INVALSI, prove standard a livello nazionale per vari gradi della scuola pubblica. Una delle analisi statistiche effettuate da questo ente è la cosiddetta “propensione al Cheating”, ovvero quanto viene rilevato che studenti e (soprattutto) insegnanti barino per migliorare l’esito dei test.

Il disamore verso la politica e le sue istituzioni è senza dubbio un sentimento che ritroviamo spesso negli argomenti e nella propaganda dei 5 stelle, e in questa nuova visualizzazione notiamo come ci sia un parallelo non irrilevante tra le zone di grande astensione (quindi spesso di vittoria del Movimento 5 Stelle), e quelle dove è stata rilevata un’incidenza di Cheating INVALSI superiore alla media nazionale.

Risulta ovviamente difficile e senza dubbio avventato trarre conclusioni eccessive da questi dati, ma è chiaro e notevole come contribuiscano a costruire un’immagine delle province interessate caratterizzata da un forte sentimento di alienazione del popolo rispetto alle istituzioni. Questo richiama la disaffezione mostrata verso i partiti storici, e può essere collegato al ritardo nello sviluppo economico (come abbiamo potuto notare nella sezione relativa al reddito) di cui spesso soffrono proprio questi stessi territori.

Chi si sente meno rappresentato dal governo lo abbandona, ma se decide comunque di votare, spesso e volentieri vota "per protesta" o nella speranza di un cambiamento radicale, che in molte province si è prevalentemente concretizzato in un voto al Movimento 5 Stelle.

Note Metodologiche

I dati elettorali sono stati aggregati sul base provinciale sommando il numero di votanti; le maggiori coalizioni sono state mantenute separate mentre le liste e partiti minori sono stati aggregati sotto la voce ALTRI. Il computo degli ASTENUTI include anche le schede bianche, contestate e nulle.

I dati del reddito sono stati aggregati su base provinciale, sommando separatamente per fascia IRPEF il numero di contribuenti e il totale dichiarato. Il reddito territoriale è stato computato come media ponderata pesando il totale di ogni fascia per il relativo numero di contribuenti e dividento per il totale dei contribuenti territoriali.

I dati INVALSI sono stati aggregati su base provinciale calcolando la media del coefficente di Cheating.

Le diverse ripartizioni provinciali sono state allineate prima delle aggregazioni per includere la riorganizzazione territoriale della Sardegna (L.R. 2/2016 e D.G.R. 23/5 del 20 aprile 2016). Non viene inclusa invece la soppressione amministrativa delle province del Friuli Venezia Giulia (L.R. 20/2016).

Le regioni della Valle d'Aosta e del Trentino Alto Adige sono state escluse dall'analisi in quanto i dati elettorali non sono comparabili con quelli relativi al resto della penisola a causa della diversa configurazione delle coalizioni.